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    8 ORE DI SUZUKA, DOMINIO HONDA

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    Se nel mondo auto l’evento Endurance per eccellenza è la storica 24 Ore di Le Mans, nel mondo delle due ruote la sua controparte è la mitica 8 Ore di Suzuka. Honda l’ha vinta 27 volte e sempre con grandi piloti

    La 8 Ore di Suzuka è una gara ambita da tutte le Case. Le infinite “variabili” legate a questa competizione, la rendono unica nel panorama racing moto. L’idea nasce nel paese del Sol Levante nel 1978: a proporla fu proprio la Honda e non è un caso che il circuito scelto per l’evento fosse proprio la pista di Suzuka, costruita nel 1962 per volontà di Soichiro Honda, fondatore della casa nipponica.

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    La classe TT1, quella dei motori quattro cilindri in linea

    L’edizione del 1978, la prima della storia, fu vinta dagli americani Wes Cooley e Mike Baldwin in sella alla Suzuki GS1000 del Team Yoshimura Racing; per l’edizione successiva Honda non si fece però cogliere impreparata, lanciando la nuova piattaforma della CB900F, cogliendo così il primo successo della competizione nel 1979 con il Team Honda Australia ed i piloti Tony Hatton e Mike Cole, in sella alla RS1000 Endurance, equipaggiata con il motore da 901 cc della CB900F.

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    Tra il 1980 ed il 1983 il gradino più alto del podio fu conteso tra le Honda (1981: Mike Baldwin/David Aldana – Team Honda France; 1982: Shigeo Iijima/Shinji Hagiwara – Team Blue Helmets MSC) e Suzuki ma, nel 1984, il Campionato del Mondo Endurance ridusse la cilindrata massima ammessa alle gare della TT-F1, portandola da 1000 a 750 cc.

    Questa modifica segnò uno step importantissimo per Honda: sfruttando il motore V4 della VF750 stradale, diede vita alla RS750R che consentì ad HRC non solo di conseguire la prima vittoria alla 8 Ore ma anche di occupare tutti i gradini del podio.

    Nel 1985 Honda omologò la leggendaria RVF750: la RVF rappresentava l’apice della tecnologia EWC/TT F1: quindi motore VF750, avvolto dal telaio mutuato dall’esperienza acquisita da Honda nel Motomondiale. Wayne Gardner, futuro Campione del Mondo della classe 500 e il suo compagno di squadra Masaki Tokuno, non ebbero vita facile contro i loro avversari. Grazie alle ultime due ore di guida, l’asso australiano assicurò ad Honda la vittoria dell’edizione 1985.

    All’arrivo il pilota australiano aveva 1 minuto e 17 secondi di vantaggio sulla coppia statunitense Mike Baldwin e Dominique Sarron; la bellissima RVF750 aveva un innovativo forcellone monobraccio per velocizzare le operazioni di cambio dello pneumatico posteriore. L’anno successivo (1986) Wayne Gardner confermò assieme a Dominique Sarron la bontà costruttiva della RVF750, ottenendo la prima posizione in griglia di partenza e “martellando” dall’inizio alla fine un ritmo di gara insostenibile per gli avversari.

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    E siamo al 1989

    Trionfarono Dominique Sarron e Alex Vieira in una gara che vide assolutamente protagonista la “settemmezzo” Honda, che conquistò la pole position, registrando il giro più veloce ed occupando i due gradini più alti del podio al termine di una gara ricca di colpi di scena.

    La sorpresa più eclatante avvenne quando la squadra HRC, composta dai leggendari piloti australiani Wayne Gardner e Mick Doohan, gettò la vittoria a 3 ore dalla fine per un contatto con un doppiato che fece cadere Doohan, concedendo la vittoria al team Beams Honda Ikuzawa.

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    Impossibile pensare che un binomio come quello composto da Gardner e Doohan potesse non centrare il bersaglio e, nel 1991 in sella alla RVF750, supportati nei pit stop dai mitici meccanici del team Honda France.

    Ancora una volta gli australiani adottarono un ritmo velocissimo, duellando per le posizioni di testa con Kevin Magee e Doug Chandler. Nelle battute finali Magee fu vittima di una scivolata a causa delle difficili condizioni del tracciato, spianando la strada della vittoria a Gardner e Doohan.

    Il 1992, anno di trionfo ma al tempo stesso di addio

    Wayne Gardner sigla la sua quarta vittoria alla 8 ore, pochi mesi prima del suo ritiro dalle corse motociclistiche. Questa volta il suo compagno di equipaggio non è più Mick Doohan ma un esordiente, l’australiano Daryl Beattie. La coppia di piloti australiani dovette lottare duramente per vincere, sotto la pressione dai piloti del Team HRC Shinichi Ito e Satoshi Tsujimoto in sella ad un’altra RVF750.

    Arriva l’epoca della SBK con i motori V4

    Nel 1994 il Campionato del Mondo Endurance adottò il regolamento della classe Superbike, che prevedeva l’impiego di telai e di motori di derivazione stradale, al posto di quello della classe TT F1. L’edizione del ’94 fu la 8 Ore per antonomasia, in cui il duello per la vittoria finale durò fino allo sventolare della bandiera a scacchi. Lo statunitense Doug Polen ed il neozelandese Aaron Slight in sella alla RC45 del Team HRC, furono protagonisti di un avvincente duello con Scott Russell e Terry Rymer. All’ultima ora Slight e Russell erano affiancati ed il neozelandese trionfò per appena 0,288 secondi. Al terzo posto Shinichi Ito e Shinya Takeishi in sella alla RC45 del team AM/PM Honda, distaccati di un giro.

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    L’RC45 fu la degna erede della RC30 conquistando la vittoria non solo all’esordio alla 8 ore del 1994 ma nelle seguenti edizioni:

    • 1995: Aaron Slight/Tadayuki Okada – Team HRC Honda
    • 1997: Shinichi Ito/Tohru Ukawa – Team Hori-Pro Honda with HART
    • 1998: Shinichi Ito/Tohru Ukawa – Team Lucky Strike Honda
    • 1999: Tadayuki Okada/Alex Barros – Team Lucky Strike Honda

    La SBK e i motori V2

    Il mondiale Superbike vedeva contrapposte le quattro cilindri giapponesi da 750 cc alla vincente bicilindrica Ducati da 1000 cc, ovviamente le polemiche al riguardo non mancarono e così Honda decise di abbandonare la tradizione per fronteggiare la casa di Borgo Panigale ad armi pari costruendo una moto bicilindrica.

    Con questa premessa entriamo nel nuovo millennio e Honda introduce alla 8 ore di Suzuka una moto nata quasi per “dispetto”: la RC51 più comunemente conosciuta come la leggendaria VTR 1000.

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    Anno 2000, la VTR1000SPW grazie alla vittoria dei giapponesi Tohru Ukawa e Daijiro Kato del Team Cabin Honda, divenne la sesta moto diversa che consentì alla Casa dell’Ala di vincere la 8 Ore dopo le precedenti RCB1000, RS1000, RS750R, RVF750 e RC45.

    La star di questa edizione fu il pilota MotoGP Valentino Rossi insieme al suo compagno di team, la stella del Campionato mondiale Superbike Colin Edwards, in sella alla nuova Honda VTR1000SPW Castrol. Rossi prese il comando gara nella prima ora, ma cadde.

    Edwards provò il contrattacco forzando il ritmo ma cadde a sua volta dopo quattro ore, mettendo fine alla sua gara e a quella di Valentino. A quel punto Ukawa e Kato si piazzarono saldamente in testa e vi restarono fino al traguardo, distaccando di un giro i loro diretti avversari.

    Nel 2001, Rossi imparò la lezione dell’anno precedente e questa volta guidò in maniera impeccabile, ancora una volta alternandosi con Colin Edwards. L’equipaggio vincente duellò per tutta la gara con la seconda VTR1000SPW del team Cabin Honda guidata da Tadayuki Okada e Alex Barros. Il risultato fu incerto fino agli ultimi istanti: Edwards tagliò il traguardo con un vantaggio di 14,2 secondi.

    La VTR 1000 portò a casa un risultato storico alla 8 ore di Suzuka, vincendo per quattro volte consecutive la competizione, riconfermandosi vincente nel 2002 (Daijiro Kato/Colin Edwards – Team Cabin Honda) e nel 2003 (Yukio Nukumi/Manabu Kamada – Team Sakurai Honda).

    Il duo giapponese completò la corsa con un giro di vantaggio sui secondi classificati e con due giri di distacco su Takeshi Tsujimura e Shinichi Ito in sella ad una CBR1000RR Fireblade con motore quattro cilindri del team F.C.C TSR ZIP-FM. Era solo un assaggio di quello che sarebbe stato il futuro di Honda alla 8 Ore.

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    La SBK ed i motori quattro cilindri

    Nel 2004 Honda opta per un ritorno alle origini con un bel quattro cilindri in linea, come cuore pulsante per la nuova CBR1000 RR Fireblade. In questa edizione assistiamo ad un’altra prova impressionante del pilota MotoGP Tohru Ukawa. Il pilota giapponese con questa quarta vittoria alla 8 ore si aggiudicò anche il primato di aver vinto a Suzuka con tre differenti moto: RC45, VTR1000 e CBR1000RR.

    Ukawa prese il comando della corsa nella prima ora e insieme al compagno di equipaggio Izutsu impose fin da subito un ritmo indiavolato, Concludendo la gara con un giro di vantaggio sui loro diretti avversari. Il terzo gradino del podio andò a Toshiyuki Hamaguchi e Shogo Moriwakiin in sella alla CBR1000RR del team Weider Honda Gakuen. La CBR1000RR dominò la gara: ben otto delle prime dieci posizioni della classifica finale erano occupate da una Fireblade!

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    Per Honda, questa edizione rappresentò il primo successo con un motore quattro cilindri in linea con cubatura superiore a 750 cc dopo l’ultima vittoria, datata 1982, della RS1000.

    Con questa moto la Honda sigla un ennesimo periodo di successo, aggiudicandosi le seguenti edizioni:

    • 2005: Ryuichi Kiyonari/Tohru Ukawa – Team Seven Stars Honda
    • 2006: Takeshi Tsujimura/Shinichi Ito – Team F.C.C. TSR ZIP-FM Honda
    • 2008: Ryuichi Kiyonari/Carlos Checa – Team Dream Honda
    • 2010: Ryuichi Kiyonari/Takumi Takahashi – Musashi RT HARC-PRO Honda
    • 2011: Kousuke Akiyoshi/Shinichi Ito/Ryuichi Kiyonari – C.C. TSR Honda
    • 2012: Johnathan Rea/Kousuke Akiyoshi/Tadayuki Okada – C.C. TSR Honda
    • 2013: Takumi Takahashi/Leon Haslam/Michael van der Mark – Musashi RT HARC-PRO Honda
    • 2014: Takumi Takahashi/Leon Haslam/Michael van der Mark – Team Musashi RT HARC-PRO Honda

    Ed infine…

    Parlando di Endurance e soprattutto di 8 ore di Suzuka, non si può non parlare di un marchio come Honda che ne ha scritto la storia, ideandola e soprattutto vincendola innumerevoli volte. Sono passati 6 anni dall’ultima vittoria della casa dell’ala ma con l’uscita della nuova CBR1000RR-R Fireblade, Honda può puntare a incrementare le 27 vittorie già all’attivo alla 8 Ore di Suzuka e ricominciare il dominio.

    Andrea Rivabene
    Andrea Rivabene
    Sono nato nella “Città Eterna” nel 1993, sin dalla tenera età è emersa una grande passione, irrazionale e viscerale per le due ruote. Crescendo viene alimentata ulteriormente dal contatto con Minimoto, Pit Bike Motard e MTB, per poi arrivare alle stradali. Oltre che al mondo dei motori però, mi interesso di Videomaking e come “scommessa personale” ho messo in piedi un canale YouTube chiamato “MadHorse”, il cui contenuto principale tratta il mondo delle due ruote a 360°. Tanti test ride e avventure su strada – compreso il mio lavoro in una concessionaria - vissute nel lasso di tempo di tre anni (apertura del canale). Recentemente mi sto anche appassionando ed interessando all’ offroad e alle prove auto. E questo è solo l’inizio…

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