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    Aprilia Tuareg 660, il nuovo mito offroad

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    Aprilia Tuareg 660 è la moto giusta per l’Avventura piena. Più votata all’offroad vanta il motore bicilindrico da 80 Cv con manovellismo a 270°

    Aprilia riesplora quell’atavico concetto di libertà custodito dentro forme avventurose. Esplorare, viaggiare, scoprire fa parte della natura umana. Non smettiamo mai di essere nomadi nella ricerca segreta di un qualcosa che è solo istintivo.

    I Tuareg sono un popolo nomade per eccellenza visto che il nome “imohag” significa proprio “uomini liberi”, sfaccettatura che racchiude una vita vissuta in modo diverso. Ogni giorno.

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    Esplorazione tecnica, mood Aprilia da sempre

    Ma c’è un’altra forma di esplorazione che Aprilia porta avanti da sempre ed è quella tecnica. Il segmento delle medie cilindrate cresce ed attira sempre più un’utenza variegata e multi-esigenze. A Noale questo lo hanno compreso bene, tanto da realizzare un nuovo propulsore da 660 cc montato sia su nuova Tuareg che su RS660 Tuono, le medie sportive.

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    187 kg a secco che però sembrano di più…

    Tuareg è una Adventure pura, che nasce per l’offroad ma pure per essere strapazzata su asfalto, complici una bella ciclistica a punto in grado di gestire gli 80 Cv del nuovo motore. Senza dimenticare un peso di 187 kg a secco che però staticamente ed in manovra da fermo, sembrano di più degli effettivi.

    Un design con forte richiamo al passato

    Il design di Tuareg 660, è stata sviluppata presso il PADC – Piaggio Advanced Design Center – in California, luogo dove si sviluppano nuove tendenze stilistiche. Il pool di lavoro di Miguel Galluzzi ha puntato sull’essenzialità, dando valore alla tecnica senza “fronzoli”, dove ogni componente ha una sua funzione specifica.

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    La Tuareg della prova, come vedete, è forte della bellissima livrea Indaco Tagelmust (altri colori sono Acid Gold e Martian Red), omaggio storico alla Tuareg del 1988. In termini di tecnica essenziale/funzionale, spicca il plexiglass “globale”, realizzato con un tecnopolimero a cui è stato aggiunta fibra di vetro per il sostegno della strumentazione.

    Via i fianchetti laterali per una moto snella e funzionale

    E non ci sono i fianchetti laterali, che sono stati sostituiti da due pannelli asportabili quando dovrete montare le moto valigie opzionali, che quindi rimarranno molto più aderenti alle forme della moto.

    Ed in ottica sicurezza ed aerodinamica, spiccano sia il gruppo ottico LED con DRL perimetrale che la doppia carena che ha funzione di appendice aerodinamica, soluzione già vista su Tuono 660 e RS660.

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    Ergonomia studiata per l’offroad

    È forse la parte più difficile nella realizzazione di una Adventure: le quote devono rispettare dei canoni precisi sia per la guida da seduti che in piedi, pur sapendo che verranno affrontate anche lunghi trasferimenti su strada ed autostrada. In aiuto nel racchiudere questi concetti, è arrivato il nuovo motore bicilindrico.

    La soluzione ha quindi permesso di ottenere un’altezza da terra non eccessiva e quindi ad ogni tipologia di utenza se parliamo di altezza del rider. Si aggiunge una maggiore facilità per salire in sella (e quindi scavalcarla quando si sale in moto) ed una sella più “scavata” nella sua forma e linearità di design, cosa che ha dato origine al codone filante, segno distintivo di nuova Tuareg 660.

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    Design che fa sentire la moto

    La moto è quindi snella e decisamente compatta, specie nell’area serbatoio (da 18 litri per circa 450 km di autonomia) dove verranno posizione le ginocchia e le gambe, soluzione che consente di “percepire” meglio la moto.

    La posizione di guida è stata studiata per una guida con busto/schiena eretti mentre il largo manubrio conico, favorisce un miglior controllo della moto e dell’anteriore, sensazione a cui Aprilia non ha voluto rinunciare in virtù che questo è un “marchio di fabbrica” a Noale…

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    Votata al fuoristrada, sempre e comunque

    In ottica fuoristrada poi, le scelte sono nette e precise: sulle pedane sono state tolte le protezioni in gomma, così come la leva del freno posteriore può essere regolata in altezza.

    Inoltre, il manubrio alto evita di poggiarsi troppo in avanti mantenendo così un perfetto controllo della moto. Il peso in ordine di marcia è di 204 kg, a mio avviso un filo troppo elevato, anche se risulta tra le più leggere della sua categoria.

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    Una ciclistica da record in stile Aprilia

    54 titolo mondiali sono un bagaglio enorme per Aprilia e questo la rende molto attenta sul tema ciclistica ad esempio. Le differenze con Tuono ed RS660 sono quindi non solo nette, ma diametralmente opposte visto l’utilizzo offroad.

    Il telaio è realizzato in acciaio alto-resistenziale con piastre stampate e reggisella saldato sulla struttura principale. Le piastre di collegamento con il motore sono in alluminio e vengono avvitate per collegamento.

    L’efficacia strutturale è garantita da ben sei punti di ancoraggio motore/telaio (quindi tre in più rispetto a Tuono ed RS660) che quindi non risulta più come elemento portante, ma come componente “stressato”. In termini di quote troviamo un interasse di 1525 mm, avancorsa di 113,3 mm, inclinazione cannotto di 26.7° ed un’altezza sella di 860 mm.

    Forcellone lungo, più trazione in offroad

    Il bicilindrico è stato ruotato all’indietro di 10°, soluzione che vede ora le bancate motore più verticali, effetto che genera migliore guidabilità ed agilità sullo stretto. Il forcellone in alluminio vanta soluzione doppio braccio e si presenta più lungo per una trazione migliore.

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    L’elemento oscillante è infulcrato su telaio e motore quindi ed aziona il doppio leveraggio della sospensione posteriore e quindi il mono. Le sospensioni sono entrambe Kayaba, vantano un’escursione importante pari a 240 mm e sono entrambe regolabili. La forcella in estensione/compressione, il mono nel precarico molla attraverso il comodo pomello idraulico.

    Da sottolineare infine, lo sviluppo verticale del serbatoio carburante da 18 litri, soluzione che consente alla “massa liquida” di rimanere sempre vicina al baricentro, senza quindi interferire nella guida nei cambi di direzione.

    E la natura off di nuova Tuareg 660, la si scopre anche i suoi cerchi a raggi tangenziali con lame in alluminio da 21 e 18”. Le coperture sono le Pirelli Scorpion Rally STR 90/90 e 150/70. Per l’impianto frenante c’è la coppia di dischi anteriori da 260 mm serviti da pinze anteriori a doppio pistoncino, mentre dietro disco singolo e pinza flottante mono pistoncino.

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    Il nuovo motore 660 cc con scoppi irregolari

    L’occhio attento cade sulla forma di questo nuovo propulsore Aprilia: si tratta infatti di mezza bancata del V4 di 1100 cc. Lo schema costruttivo del bicilindrico parallelo frontemarcia Aprilia ottimizza il raffreddamento mentre i lunghi collettori si scarico, sono pensati per il terminale laterale.

    In comune con il V4 ha quindi testata, camere di combustione, condotti, pistoni e cilindri. L’alesaggio è di 81 mm con corsa di 63,9 mm proprio come sul quattro cilindri V4 da 1099 cc.

    Ma fusione e stampi sono progettati espressamente per Tuareg 660. Il carter motore è diviso orizzontalmente i due pezzi e vanta cilindri integrati nel semi-carter superiore e questo sia per ridurre gli ingombri che per una maggiore robustezza.

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    Perni di biella a 270°, il sound zoppicante che piace

    I cilindri sono disassati rispetto all’albero motore al fine di una migliore scorrevolezza dei pistoni durante la corsa. La fasatura prevede perni di biella a 270° per ottenere un ordine di scoppi irregolari, soluzione che implica l’utilizzo di un solo contralbero.

    Per il diverso utilizzo rispetto alle stradali equipaggiate con lo stesso motore, gli assi a camme hanno differenti alzate per aumentare il gradiente di coppia e trazione ma ad un più basso regime.

    I collettori di aspirazione (i corpi farfallati sono da 48 mm e vantano cornetti di aspirazione di lunghezza differente) sono più lunghi ed anche lo scarico è stato pensato per il miglior rendimento ai bassi e medi regimi.

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    Prima marcia più corta e pignone con due denti in meno

    E cambia ovviamente anche la rapportatura, con prima marcia più corta e pignone con due denti in meno (15 contro i 17 di RS e Tuono 660). C’è una nuova coppa dell’olio più alta che utilizza diverse paratie interne per una lubrificazione appropriata nell’uso offroad.

    Inoltre, c’è un nuovo canale nel semi-basamento che porta olio nella coppa, scongiurando così ristagni nella scatola cambio. La frizione è con antisaltellamento ed asservitore meccanico.

    La potenza è di 80 Cv a 9250 giri, ben superiore a motori di cubatura superiore. Il valore di coppia è di 70 Nm è garantito ad un regime più basso rispetto a Tuono ed RS550, ovvero a 6500 giri contro gli 8500 giri di RS660.

    In termini numerici, abbiamo un 75% di coppia in più da 3000 giri che si eleva fino all’85% in più sopra i 4500 giri. C’è la possibilità di depotenziare il motore a 35 kW per i neopatentati.

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    Elettronica con controlli APRC

    Tuareg 660 monta acceleratore Ride-by-Wire multi-mappa APRC che prevede un pack esclusivo per questa Adventure. ATC regolabile su 4 livelli, ACC per mantenere la velocità impostata sul comando gas, AEB sistema di controllo del freno motore in chiusura gas e AEM con 3 diverse mappe che vanno a cambiare il carattere del motore ma mai la potenza massima.

    Tra gli accessori della “nostra” Tuareg 660, l’AQS Aprilia Quick Shift, cambio elettronico con sensore downshift per scalare senza usare la frizione. Ci sono poi 4 Riding Mode di serie con URBAN, EXPLORE, OFFROAD (con ABS escluso sulla ruota posteriore) e INDIVIDUAL.

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    COME VA: esploratrice con il gusto del sound a 270°

    Una vera adventure bike in piena regola, pochi fronzoli, tutta concretezza. Questa è la nuova ed accattivante Aprilia Tuareg 660. La posizione di guida sembra più “diretta” all’offroad che al nastro d’asfalto, dove mostra sempre elevatissime doti per motore, accelerazione e guidabilità.

    Il busto è eretto, schiena quasi dritta e braccia larghe con un triangolo sella/pedane/manubrio oserei dire quasi perfetto. La moto è molto cucita addosso al pilota, nel senso che le ginocchia stringono bene e forte i laterali del serbatoio mentre le pedane sono sempre alla giusta altezza.

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    Scopro una strumentazione completa ma in filo carente nella leggibilità dei dati più importanti, quali temperatura liquido e disponibilità di carburante; gli indicatori digitali sono molto piccoli e si fa fatica a leggerli in movimento, nonostante la strumentazione tutta sia stabile ed assente da qualsiasi vibrazione.

    Il piano sella è alla giusta altezza anche per rider come me di 1,70 cm di altezza ed il posizionamento in moto è facile senza quindi dover superare un ostacolo nel momento in cui si sale in sella. Certo la moto risulta pesante nei movimenti da fermo, più che altro con il pieno di benzina.

    In movimento invece, Tuareg 660 è agilissima nei cambi di direzione su asfalto, a patto di anticipare un filo l’ingresso in curva. Stabile e concreta di avantreno, possiede un anteriore stabile sui curvoni in autostrada e con una forcella che galleggia poco.

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    Del tutto assenti le vibrazioni, un bel ricordo appartenente ai grossi mono di fine anni ’80, ormai quasi preistoria se rapportate alle Adventure attuali. Mi è quindi piaciuta molto lo stare in sella, ma ho scoperto che il gradiente di piacere aumenta in fuoristrada, segno evidente di quanto i tecnici Aprilia abbiano lavorato su questo fronte.

    Il bel bicilindrico da 660 cc, appaga con la sua voce zoppicante: gira pulito, lineare ma soprattutto fluido con un bella voce che esce dal terminale. È sincero e corposo tra 3000 e 5000 giri, accattivante già da 2500 giri e molto lineare sopra ai 5000 giri fino all’ingresso del limitatore. Vanta una grintosa curva di utilizzo anche sotto coppia e mostra pure una bella schiena in piena accelerazione.

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    Inoltre, mi è piaciuta molto la “presenza” ai bassi ma, soprattutto, a quello medi questo anche e soprattutto con le marce alte. La prima è cortissima forse troppo in fuoristrada, specie se devi scendere da mulattiere con molti sassi “mossi” perché c’è molto stacco con la seconda marcia, decisamente più lunga.

    Eccellente il lavoro dell’impianto frenante, specie in brutali staccate da sportiva mentre in fuoristrada, il Mode Offroad, è perfettamente calibrato per svincolare la ruota posteriore, lasciando spazio al pilota nell’interpretare come e dove frenare.

    In fuoristrada ho apprezzato la grande stabilità sugli sterratoni veloci, l’efficacia di sospensioni a punto anche se (nel setting standard) la risposta secca e netta del mono posteriore rende difficile la vita se ci sono buche in sequenza. La moto rimbalza e tende a mettersi di traverso mentre sei con il gas in mano e questo non è proprio una bella sensazione…

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    È però bastato togliere precarico (-15 giri da tutto chiuso per peso di 70 kg) per migliorare nettamente questo comportamento dinamico. Tornando alla guida su asfalto, ho apprezzato la stabilità sul veloce oltre ad un avantreno preciso anche se un po’ duro da far voltare specie ad elevata velocità. Dopotutto la ruota da 21” ha più vantaggi che svantaggi, specie quando si lascia l’asfalto,

    Tuareg 660 infine, ha una carena molto protettiva ed un plexiglass verticale che non da fastidio nella guida in piedi ne tocca la visiera del casco se ci si accuccia nei passaggi con fronde o rami molto bassi.

    (Foto EMANUELE CHIAVERINI)

    Andrea Di Marcantonio
    Andrea Di Marcantoniohttps://www.performancemag.it
    “Non è facile racchiudere quasi trent’anni di passione in poche righe. Lo è invece quello stimolo quotidiano e continuo che mi porta in sella alle moto ed a bordo delle quattro ruote, su strada quanto in pista. Senza dimenticare tutto ciò che compone il mondo dei motori, mondo dalle mille sfaccettature… Ed è proprio questa passione che alimenta e mi fa “capire” ed “interpretare” i veicoli che provo in una chiave di lettura tecnica e completa oltre che diversa. Punto sulla qualità e l’approfondimento testuale oltre che sull’impatto fotografico delle prove. Al mio fianco Giuseppe Cardillo e Lorenzo Palloni, fotografi ma, soprattutto, “compagni di viaggio” in questa avventura che parla di performance. Con loro, il videomaker Andrea Rivabene. Importante è il modo diverso di raccontare le prove, abbinata alla ricerca delle migliori location. E poi i progetti legati ai giovanissimi talenti con PROGETTO MX dedicato al motocross e SPEED PROJECT, dedicato al mondo della Velocità. Siamo l'unica testata italiana a costruire progetti per i giovani a cui offriamo un team collaudato e tutta la mia esperienza sul campo. Insomma un impegno a 360°, perchè PERFORMANCEMAG.IT è tutto questo!”

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