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    Kayo Moto TT190R, tutta grinta per rider smaliziati

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    Kayo Moto TT190R è la pitbike per mani esperte. Tanta grinta nel motore ZS190 ed una ciclistica di livello per una moto sempre divertente con un prezzo cheap

    C’è un gran fermento nel mondo pitbike di cui Kayo Moto è protagonista. Sia il segmento motard che quello cross, stanno vivendo un buon momento in termini sia di vendite che di interesse da parte dell’utenza. I costi ridotti fanno gola a budget limitati con un’offerta “piena” e di discreto livello.

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    Kayo Moto vanta un ricchissimo catalogo di pitbike MX, con una gamma, la TT, decisamente interessante nel rapporto qualità/prezzo. Kayo disegna i propri telai ed un gruppo di esperti – compresi quelli di Kayo Moto Italia – lavora sempre per massimizzare i propri prodotti.

    Il top della gamma Kayo Moto: la TT190R

    La gamma TT, quindi, va dalla 125 fino alla TT 190R, la più completa e potente pitbike cross del colosso cinese. E, proprio la 190R, è oggetto della mia prova dove è subito emerso un dato importante, ovvero l’elevata potenza del suo motore ZS 4T, che vanta una sorprendente incisività a tutti i regimi.

    Un bel caratterino “arrogante”

    Va detto che questa moto è certamente adatta a chi in moto ci sappia andare: questo significa che ha un suo “caratterino” ribelle per via del carburatore da 28 mm che rende abbastanza brutale l’erogazione, specie nell’on/off.

    Due punti a migliorare per guidarla forte

    Ma prima di provarla, vorrei raccontarvi com’è fatta e che soluzioni ciclistiche adotta per supportare una potenza così elevata. Mi tolgo subito il pensiero e vado direttamente a quello che non mi è piaciuto, perché la bilancia è certamente a favore dei lati positivi ma con qualche “incongruenza” se parliamo di ergonomia.

    Trattandosi di una pitbike con ruote da 17/14”, questo impone una posizione di guida che si sviluppi verso l’alto. La TT 190R però, è equipaggiata con un manubrio a piega bassa e questo limita molto la posizione di guida del pilota ma, soprattutto, l’ergonomia passiva, ovvero la postura in moto del pilota.

    Sella e piega del manubrio sono da modificare

    La piega bassa del manubrio non consente una guida “di forza” ed il relativo controllo della moto. A mio avviso quindi, la prima cosa da fare sarà sostituire il manubrio con un elemento a piega più alta e che salga verso il petto del pilota.

    Altro elemento da modificare (è un consiglio ovviamente) è l’ergonomia della sella: basterà rendere più incavata la zona centrale per ottenere una posizione “più dentro la moto” per il massimo controllo.

    Estetica molto aggressiva per questa TT190R

    Tolto il dente, ora posso portarvi dentro questa pitbike per farvi scoprire tutti i suoi dettagli tecnici. Iniziamo dal design, molto aggressivo e concreto e questo grazie al gioco bicolore delle plastiche, che puntano sullo sfondo bianco che enfatizza tutto il resto.

    I convogliatori sono tagliati di netto nella zona centrale del telaio e ben si raccordano sia alla sella che ai fianchetti che, sul lato destro, evidenziano il voluminoso terminale di scarico triovale.

    Il telaio made in Kayo con valide sospensioni Fastace

    Il telaio ha struttura con culla aperta e travi rettangolari posteriori discendenti, supportate da due tubi di rinforzo che partano dalla sezione anteriore del telaio per poi imbullonarsi esattamente nella zona centrale del telaio. Quest’ultimo disegnato e progettato da Kayo Moto.

    Pezzo forte della TT190R sono le sospensioni: davanti che la valida forcella Fastace USD regolabile e che assicura però un’escursione a mio avviso limitata in rapporto al tipo di moto.

    Per essere più chiari, avrei preferito la stessa unità ma con escursione molto più ampia, soluzione che allargherebbe molto l’utilizzo di questa pitbike anche su piste con molti salti e doppi pronunciati.

    Forcellone in alluminio e mono fisso ma ultra-regolabile

    Anche sul posteriore c’è un elemento regolabile Fastace con serbatoio separato (la regolazione è sia sul precarico molla che sull’idraulica in compressione) da 360 mm, montato sul bellissimo forcellone in alluminio che vanta una zona scaricata proprio alle spalle del bel forcellone.

    Il mono è fisso senza rinvii, mentre le pedane sono saldate al telaio in posizione leggermente avanzata e sono fissate nell’estrema parte discendente del telaio.

    Per il resto, i freni sono a disco ed i cerchi a raggi in alluminio nelle misure di 1,6×17” e 1,85×14” su cui sono montate coperture 70/100 e 90/100.

    L’altezza della sella è a quota 850 mm, mentre l’altezza da terra è di 280 mm con un peso a secco della moto di 81 kg.

    La capacità del serbatoio è di 5,5 litri: va detto che sul tubo tra serbatoio e carburatore, è stato montato un picco filtro benzina che però può rappresentare un ostacolo al flusso di benzina, specie a freddo ed in avviamento.

    Un motore molto potente 5 marce

    Di fatto il motore ZS190 della TT190R è il pezzo forte di questa super pitbike: si tratta del Zonghschen da 187,2 cc che ha quote “quadre” da 62×62 mm una “furbata tecnica” per ottenere un elevato numero di giri e rapidità per uscire dalle curve.

    È un propulsore che è poi “copia” del Daytona 190, anche se questo ZS190 è molto ben fatto ed è pronto per regalare emozioni forti.

    Da notare alcuni dettagli tecnici importanti tra cui l’avviamento elettrico ed il decompressore automatico (viene mantenuto però il kick-starter a pedivella), la testa “duevalvole”, un rapporto di compressione non troppo elevato di 11:1 (che è sinonimo di affidabilità) e la presenza sia del filtro olio che del radiatore olio per il raffreddamento del lubrificante.

    Questo ZS190 è alimentato da carburatore da ben 28 mm che respira in un filtro aria di spugna; da notare il particolare andamento del collettore di aspirazione su cui è innestato il carburatore.

    Una nota scoperta prima del test, è che, prima di usare la moto, andrebbe corretto/verificato il livello nella vaschetta del carburatore, di serie molto basso, cosa che provoca una carburazione irregolare a freddo.

    Kayo dichiara 12 kW a 9500 giri con un valore di coppia di 13 Nm a 8000 giri. Come accennato è un monocilindrico che gira parecchio in alto, area dove esprime tutta la sua incisività.

    COME VA: un missile con cui divertirsi un sacco

    È un bel giocattolo per adulti smaliziati! Tanto, tanto motore ed una buona ciclistica, rendono questa TT190R una pitbike con la M maiuscola.

    La posizione di guida, come accennato prima, è “sacrificata” dal manubrio troppo basso e dal piano sella troppo alto e questo non crea quel feeling tra moto e pilota. Ma la soluzione ve l’ho raccontata poche righe fa…

    Osservandola noto che è ben concepita ed è realizzata con buoni materiali.

    Rimane sempre la regola di un regolare controllo della bulloneria e questo per via delle normali vibrazioni che trasmette il motore al telaio.

    Già la tonalità di scarico è molto eccitante: il sound è pieno e corposo e, sinceramente, i decibel emessi sono parecchi. Viene fuori tutto il “muscolo” del motore 4T di “grossa” cubatura con un gas molto reattivo e una sorprendente capacità nel salire di giri, quindi elevatissima rapidità che si trasforma poi in eccellente performance in pista.

    Iniziamo dal motore, reattivo e tonico fin dai bassi regimi ma con un sorprendente allungo su ogni marcia. L’erogazione è lineare ma rabbiosa, specie tra seconda e quarta, mentre si sente la ruota posteriore graffiare pesantemente il terreno, segno evidente dell’elevata coppia del motore ZS190.

    Prima di usarlo tutto, bisogna “prendere le misure” con l’erogazione aggressiva e con l’elevata trazione fuori dalle curve. Come spiegavo prima, il carburatore da 28 mm non facilita la guida fluida ma, piuttosto, invita ad una guida molto sporca e poco “gentile” con il comando del gas.

    Sorprendente la “profondità” delle performance di questo motore, nel senso che l’accelerazione è sempre molto aggressiva così come il gradiente di coppia erogata, elementi che invitano ad una guida scorrevole ma fatta di derapate e schiacciamento sistematico del posteriore.

    In tutto questo supporta bene la ciclistica, anche se l’escursione ridotta della forcella toglie parte del divertimento perché non si può spingere di più. Specie su una pista molto bucata, è molto complesso gestire la moto tra le capacità del motore ed una ciclistica che non riesce spesso a stargli dietro.

    La forcella Fastace fa quello che può ed assorbe molto bene le asperità sul medio/lento, quindi “esse”, ingressi in curva, mentre fatica se si aumenta il ritmo ed aumenta quindi la velocità e, di conseguenza, il nervosismo della moto. Anche il mono collabora e sembra lavorare meglio della forcella in alcune zone della pista, quelle dove gli avvallamenti si fanno più profondi.

    Quindi per riassumere, un mono che funziona bene con una forcella che funziona altrettanto bene ma che fatica quando accelerazione e velocità arrivano sul comando del gas. Ho provato a lavorare sui precarichi di forcella e molla posteriore ma senza risultati. La sentenza, quindi è che l’escursione della sospensione anteriore va rivista.

    Molto bene i freni, con l’anteriore poco modulabile ma capace di rallentare bene, mentre il disco posteriore fa bene il proprio lavoro di supporto. Per chiudere, questa TT190R piace per la potenza elevata del suo motore e per un telaio robusto e ben concepito.

    Qualche miglioria va fatta, perché, questo prodotto, è senza dubbio molto interessante. D’altra parte, però, chi ama le pitbike, sa bene che l’up-grade di un prodotto fa parte del gioco. Questo significa che la personalizzazione individuale è lo spirito stesso di questo mondo…

    (Foto ANDREA TOSI – si ringrazia il Circuito di Fiano Romano per la collaborazione)

     

    Andrea Di Marcantonio
    Andrea Di Marcantoniohttps://www.performancemag.it
    “Non è facile racchiudere quasi trent’anni di passione in poche righe. Lo è invece quello stimolo quotidiano e continuo che mi porta in sella alle moto ed a bordo delle quattro ruote, su strada quanto in pista. Senza dimenticare tutto ciò che compone il mondo dei motori, mondo dalle mille sfaccettature… Ed è proprio questa passione che alimenta e mi fa “capire” ed “interpretare” i veicoli che provo in una chiave di lettura tecnica e completa oltre che diversa. Punto sulla qualità e l’approfondimento testuale oltre che sull’impatto fotografico delle prove. Al mio fianco Giuseppe Cardillo e Lorenzo Palloni, fotografi ma, soprattutto, “compagni di viaggio” in questa avventura che parla di performance. Con loro, il videomaker Andrea Rivabene. Importante è il modo diverso di raccontare le prove, abbinata alla ricerca delle migliori location. E poi i progetti legati ai giovanissimi talenti con PROGETTO MX dedicato al motocross e SPEED PROJECT, dedicato al mondo della Velocità. Siamo l'unica testata italiana a costruire progetti per i giovani a cui offriamo un team collaudato e tutta la mia esperienza sul campo. Insomma un impegno a 360°, perchè PERFORMANCEMAG.IT è tutto questo!”

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